Nella foto in anteprima all’articolo, visibile qui sopra viene mostrato un tessuto in lana Ciuta, un progetto di Tessuti di Sondrio.
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CIUTA|
Daniele Pellegrini
Un capo realizzato in lana Ciuta
CIUTA
Nella foto in anteprima un tessuto in lana Ciuta, progetto di Tessuti di Sondrio.
Filiera corta ed economia circolare.
Quando la lana è molto più che sostenibile.
Una storia bella e appassionante che affonda le radici in un territorio racchiuso fra le Alpi dove vive una pecora a rischio estinzione, la Ciuta, evidenziando un problema che un’industria tessile della zona, Tessuti di Sondrio, non poteva né voleva ignorare. Così, il progetto dell’azienda, che prende il nome dall’ovino, è intimamente legato al territorio e per questo motivo coinvolge anche enti e istituzioni locali, in primis l’Associazione non profit Pro Patrimonio Montano. Ecco quindi la lana Ciuta, prodotta in quantitativi limitati, poiché esistono solo 300 esemplari di pecore, ma di origine controllata, registrata e tracciata, esempio di filiera corta ed economia circolare.
Daniele Pellegrini, product manager di Tessuti di Sondrio, ci spiega il significato del progetto.
Il progetto pilota nasce due anni fa con l’intenzione di strutturare un percorso sfociato quest’anno in una proposta basata su un tessuto in due varianti. Il punto di partenza è la reinterpretazione degli antichi panni che venivano tessuti in Valtellina e di cui si ha attestazione negli Statuti di Bormio, una raccolta di leggi che il circondario di Bormio aveva istituito già del Settecento e che definivano una serie di regolamenti fra cui quelli relativi ai tessuti. Poiché la lana era ovviamente uno dei materiali principali dell’abbigliamento del tempo, si descriveva nello specifico come andava tessuta, ad esempio che i tessitori dovevano mettere tre fili per ogni dente, ogni rotolo di panno doveva essere di 14 cm e mezzo e così via. Noi naturalmente ci siamo ispirati a queste direttive per riportare in vita la lana, non limitandoci solo al recupero della materia prima, ma con l’intenzione di trasmettere una serie di valori legati al territorio, per supportare e valorizzare l’operato dei pastori e preservare le antiche tradizioni tessili.
Esattamente, perché in un mondo globalizzato e uniformato, valorizzare il territorio attraverso l’unicità del prodotto diventa un valore aggiunto, mission che Tessuti di Sondrio da sempre persegue. Per questo motivo non abbiamo solo ricercato una lana qualsiasi che all’aspetto e al tatto potesse risultare grezza, ma una lana che nelle proprie trame racchiudesse molto di più: il recupero di una specie autoctona, cresciuta sulle Alpi italiane, a rischio d’estinzione, e preservata da un progetto che ha coinvolto enti e persone, come Marco Paganoni di Pro Patrimonio Montano, che ha avviato il processo di identificazione dei primi esemplari fino a ottenere e tutelare i circa 400 ovini oggi in vita.
Già negli Statuti di Bormio si indicava l’utilizzo di queste lane per indumenti resistenti e funzionali perché a quel tempo non si badava all’estetica, piuttosto alla funzionalità. Pertanto queste lane strutturate dovevano essere resistenti e riparare dal maltempo. Nella nostra interpretazione più contemporanea, abbiamo progettato queste stoffe che sono ideali per cappotti e capispalla, essendo compatte ma soffici con quelle caratteristiche tipiche della lana, cioè di termoregolazione e protezione dal freddo. Anche attraverso il trattamento della follatura, che è naturale, si impedisce all’acqua di penetrare nelle fibre.
Il tessuto è fornito in due colorazioni, quello naturale del vello bianco lana con il valore aggiunto di tutte le imperfezioni dovute alle varietà delle pecore, e poi una tonalità più scura ottenuta mischiando il vello nero con quello bianco.
Interview di
Flavia Colli Franzone
La pecora Ciuta -Ph. Ivan Della Nave
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