Come rendere più sexy il settore tessile per attirare i giovani

L’importanza della formazione tecnica e l’orgoglio del made in Italy nell’intervento di Francesco Ferraris (in foto) all’inaugurazione di Milano Unica.

Appealing e sexy: mai si erano usati questi aggettivi per rendere più attrattive le aziende del settore tessile nei confronti dei giovani alle prese con le scelte di professioni tecniche.  Eppure nella formazione bisogna cambiare rotta se si vogliono attirare e avvicinare i giovani a ruoli professionali fondamentali per le aziende e di cui ne lamentano la carenza. Un tipo di formazione nelle mani degli ITS, gli Istituti Tecnici Superiori, con percorsi post diploma che in Italia attirano ogni anno ancora pochi studenti, solo 21.000 contro gli 850.000 periti in Germania (non solo nel settore tessile, naturalmente). Un gap che va colmato, almeno in parte, con urgenza, “poiché – ha spiegato il presidente di Milano Unica Vitale Barberis Canonico durante l’evento di apertura della manifestazione dedicato all’attualissimo tema della formazione – ci troviamo di fronte a un paradosso: da una parte la forte domanda di figure tecniche nelle aziende del sistema moda, dall’altra la scarsa offerta di periti industriali unita a un alto tasso di disoccupazione”. 

A parlare di rendere le aziende più sexy, e quindi attrattive per i giovani che devono iniziare il loro percorso formativo, è stato Francesco Ferraris, Presidente Gruppo Giovani Sistema Moda Italia, che è intervenuto alla tavola rotonda dal titolo “Mani sapienti per tessere il futuro della filiera”, un dibattito che ha portato sotto i riflettori il futuro del comparto e più in generale del sistema moda.

“I giovani devono riscoprire l’orgoglio del nostro settore – ha detto – e dal canto suo il comparto manifatturiero deve tornare a comunicare e dialogare con i giovani, trasmettere nella quotidianità il bello del nostro saper fare e la forza del made in Italy nel mondo. Il problema della carenza di personale è generalizzato, non riguarda solo il tessile. I giovani danno oggi un valore diverso al lavoro, probabilmente non è più l’unica priorità. E sono cambiati anche gli obiettivi: si è passati cioè dal concetto di ricostruzione della generazione del dopoguerra, a quello di costruzione fino alla generazione attuale che sente la necessità di contribuire al miglioramento della società. Se le aziende riuscissero a far sentire i giovani parte di questo cambiamento, allora sarebbero anche attrattive nei loro confronti. La ricetta giusta? Combinare i valori del passato con la tecnologia”. Secondo Ferraris essere giovani non è una questione anagrafica, ma di attitudine e ha concluso il suo intervento dicendo che “si diventa vecchi quando i ricordi prendono il posto dei sogni”.    

Fra i molti interventi anche Giovanni Brugnoli, Presidente di Confindustria per il Capitale Umano, ha ribadito che la vera sfida è quella di formare i ragazzi a un percorso adeguato non solo alle proprie caratteristiche, ma anche al modello imprenditoriale del nostro paese, che è il secondo manifatturiero in Europa dopo la Germania. “Le nostre imprese – ha sottolineato – sono all’avanguardia per sostenibilità, digitalizzazione, tecnologia, temi ai quali le nuove generazioni sono sensibili. A questi si deve aggiungere l’argomento della formazione: d’ora in poi si dovrà poter parlare di Made and Educated in Italy. Bisogna anche dire ai giovani che tingere il filo, fare il tessuto, diventare perito tessile è figo”. Si impone quindi un dialogo costante fra le  imprese e il mondo della formazione, coinvolgendo di più i docenti per affinare ed elevare la qualità dell’insegnamento e la percezione che i giovani hanno delle materie tecniche. 

The Style Lift

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