INTERVISTA A GIUSY BETTONI, LA LADY GREEN CHE STA CAMBIANDO IL NOSTRO GUARDAROBA
Dalla fondazione di C.L.A.S.S, Creativity Lifestyle And Sustainable Synergy, alla stesura di un decalogo virtuoso, orientamento per uno stile di vita sostenibile ed etico
Giusy il concetto di Smart Closet, di Guardaroba intelligente, è una tua intuizione che risale ameno a cinque anni fa. Che caratteristiche deve avere un armadio intelligente per definirsi tale?
Grazie per la domanda. Oggi l’intuizione è diventata realtà anche grazie ad Equipe International, realtà con la quale ci stiamo misurando su questo nuovo format di evento. Il Guardaroba è qualcosa del quale usufruire tutti i giorni. Quando si parla di guardaroba sostenibile e responsabile una persona pensa a tante cose, senza avere il coinvolgimento emotivo di ogni giorno che ci consente di vestirci con capi che ci piacciono. Prima di tutto, quindi, il guardaroba smart è di buon design, nel senso che noi scegliamo con gli occhi. Poi devono esserci innovazione e performance che ti danno la possibilità di utilizzare i capi senza problemi. Oggi è possibile per gli indumenti essere sostenibili, confortevoli, performanti e di uso quotidiano. Un’altra realtà è quella di poter utilizzare questi valori “insideout”. Non ci vogliamo sostituire al mondo delle misurazioni, delle certificazioni, quelle ci servono poiché nel mercato esse sono i nostri punti di riferimento. Con Smart Closet abbiamo fatto un passo in più per dare al consumatore a chi sta a valle e sta cercando questa narrazione delle risposte. Perché le definizioni eco-friendly e green non ti danno trasparenza e nemmeno garanzia. Abbiamo stabilito 10 valori che sono di riferimento e li abbiamo condivisi con un artista perché volevamo che questi fossero trasferiti in modo semplice in una sorta di manifesto. I valori sono: ….
Perché hai aspettato sino ad oggi per proporre questo format, il mercato non era pronto?
Probabilmente non ero pronta nemmeno io. Nel senso che occorreva attrarre l’attenzione del consumatore con qualcosa che fosse bello ma, anche “smart enough” per riuscire ad arrivare in maniera autentica ed efficace.
Smart e Fashion può sembrare spesso un’unione complicata, qual è il punto di incontro che fa scattare la scintilla e consente il dialogo e la collaborazione?
È da una vita che me lo sento dire che, se una cosa è sostenibile non può essere smart e tecnologica. Abbiamo smentito tutte queste dichiarazioni nell’arco degli ultimi diciassette anni. Credo che quello che ci sta dietro sia proprio l’innovazione, dove significa che non dobbiamo andarci a reinventare tutto quello che già c’è ma di trovare piuttosto delle soluzioni che ci consentano di mettere a frutto una serie di esperienze e dove comunque dobbiamo riuscire a fare qualcosa che abbia un senso dal punto di vista della bellezza e del design. Seconda cosa, queste aziende che hanno questo approccio tridimensionale, che usano il design, innovazione e sostenibilità, sono aziende pioneristiche che hanno visto una grande evoluzione. Se un tempo ragionavamo a due dimensioni, cioè il capo deve essere bello e anche performante, oggi dire è bello è performante e devo accertarmi che non venga sfruttato nessuno, e so da dove viene, vuol dire fare qualcosa di nuova generazione.
Il successo di un brand si misura inevitabilmente dal suo sell-out. Oggi essere davvero sostenibili, aiuta nelle vendite e come si comunica un capo, un prodotto smart?
Questo è il punto dolente. Negli ultimi diciassette anni noi come C.L.A.S.S. lo abbiamo vissuto. Abbiamo quadruplicato tutta la parte di tecnologia: abbiamo fatto evolvere i materiali, le tecnologie e i processi. Oggi veramente c’è una grande offerta. Abbiamo fatto evolvere il design, abbiamo visto che ci sono aziende di design di upcycling. Quella che non è cambiata è la comunicazione. Stiamo comunicando valori pazzeschi con un modo di comunicare che è quello della moda: è rosso, è verde e questa è la composizione. Tu capisci che, se hai investito in materiali e tecnologia e poi parli di colore e composizione. Di qui il fatto è che la moda insideout, quella che porta i valori fuori, è qualcosa di più. Ma siamo noi che dobbiamo dare al consumatore i concetti che conosciamo con un linguaggio diretto, semplice, autentico ed efficace.
foto in apertura: Giusy Bettoni