
La preziosità dei tessuti nel Settecento
Il gusto e il lusso del diciottesimo secolo raccontati attraverso gli abiti e i tessuti dell’epoca: è questo il cuore della mostra Settecento! a Palazzo Morando di Milano, a cura di Enrica Morini e Margherita Rosina, con il coordinamento del conservatore, Ilaria De Palma, che rimarrà aperta fino al 29 maggio 2022.
Per la prima volta sono visibili al pubblico tre abiti del XVIII secolo, donati da Amichae, una associazione impegnata a far conoscere in Italia e anche a livello internazionale il grande patrimonio artistico e culturale del capoluogo lombardo e presieduta da Laura Colnaghi Calissoni, presidente del Gruppo Carvico, che include l’azienda Eurojersey sostenitrice della Mostra. Questi tre capi,appartenuti a un’antica famiglia di Castiglione delle Stiviere e tutti databili fra la fine degli anni ’60 e la prima metà degli anni ’70 del XVIII secolo, sono una robe à la française (in foto sopra) in seta verde cannelée broccata con un motivo floreale, un completo composto da gonna, corpetto e giacchino in taffetas amaranto broccato a con motivi di pizzo, fiori e foglie e, infine, un busto-corpetto confezionato con seta cannelée operata rosso violaceo.
“E’ un grande privilegio partecipare con questa donazione al patrimonio storico del tessile italiano – ha spiegato Laura Colnaghi Calissoni – e poter sostenere un percorso narrativo che ha fatto emergere il lusso settecentesco nella moda e nei tessuti nelle epoche successive”. Questi abiti sono messi a dialogare con capi, tessuti e accessori dello stesso secolo già presenti nella collezione di Palazzo Morando, oltre a prestiti provenienti dalla Fondazione Antonio Ratti di Como, da collezionisti privati e dal Museo Civico di Palazzo Chiericati di Vicenza che ha permesso di esporre al pubblico un campionario della Manifattura Marasca, testimonianza della produzione serica vicentina del Settecento.
Agli inizi del secolo si imposero stoffe con grandi motivi asimmetrici dall’impronta orientale con soggetti non immediatamente identificabili, detti bizarre. Negli anni Venti la novità fu rappresentata dai disegni a pizzo, ispirati ai merletti in voga; negli anni Trenta e Quaranta predominarono i trionfi vegetali detti “à la Jean Revel”, dal nome del disegnatore lionese inventore di un accorgimento tecnico, il point rentré, che dava tridimensionalità ai soggetti. Nel decennio successivo si impose il gusto della chinoiserie che contaminò anche la decorazione tessile.
La mostra però si spinge oltre agli abiti d’epoca e affianca una sezione dedicata alla moda contemporanea dove, attraverso capi d’archivi di Dolce&Gabbana, Versace, Vivienne Westwood, Max Mara, Gianfranco Ferré e Jole Veneziani, e tessuti di Clerici e Dedar, si vede l’influenza di quel secolo attraverso fogge, disegni e stampe sulle sete e sui cotoni. Ennesima dimostrazione, di come la moda di oggi guardi al passato per trarre ispirazioni e suggestioni da rileggere in chiave contemporanea.
Mostra Settecento-Gianni Versace PE 1992
Mostra Settecento_Gianfranco Ferrè AI 2004-5