SCIAMAT, scacco matto al classico maschile

Valentino Ricci (in foto) con Sciamat ha portato il proprio punto di vista nella moda maschile, una interpretazione personale della costruzione del capo, dei dettagli, dell’uso dei tessuti che hanno creato una piccola rivoluzione nel concetto di classico.

Avvocato di formazione, ma sarto per passione, la svolta nella sua professione è avvenuta nel 2002 con la creazione della sartoria Sciamat. Si definisce un autodidatta, “un sarto laico, non togato con il centimetro al collo” e questa mancanza di vincoli ai canoni classici del mestiere lo hanno spinto a dare “scacco matto” (dal persiano sha-mat cioè il “re è morto” e quindi scacco matto) al vestire maschile.

In cosa consiste la sua rivoluzione? 

Ho introdotto nelle giacche e nei capispalla una nuova concezione di destrutturazione. Rispetto alla confezione di lusso di altri sarti o alla produzione industriale, io non uso tele, crine, fodere; pur essendo i capi svuotati all’interno, all’esterno appaiono però come armature. La mia giacca è “ascendente”, tende a salire, a non mortificare il corpo, ma a valorizzarlo e a portarlo verso l’alto. Questa verticalità è conferita dalla forma delle spalle concave e non convesse. E’ una spalla naturale che si sostiene senza usare nulla all’interno grazie al taglio che imprimo all’abito. L’attaccatura della manica è arricciata e questo è certamente un elemento di rottura, più moderno, più vicino ai canoni femminili.

Ci sono altri elementi che caratterizzano Sciamat? 

La linea di cucitura che unisce il rever e la base del collo è parallela alla linea che unisce la spalla. Il cran, l’angolatura del collo rispetto al rever, è ad angolo retto. Anche le tasche applicate risalgono verso l’alto per ribadire il concetto di ascendenza. Gli spacchi laterali sono più alti del normale e tagliati fino in vita, sempre per questa idea di verticalità. 

Quanto sono importanti i tessuti nei suoi capi? 

I tessuti sono l’anima dei capi. La materia prima deve avere consistenza e corposità, proprio perché, come dicevo prima, l’abito non ha bisogno di altri supporti. Per questo motivo uso solo tessuti inglesi, scozzesi e irlandesi. L’impalpabilità e la leggerezza non incontrano il mio gusto che è di stampo classico e quindi vicino alla sartoria del passato. Sciamat non ha una stagionalità così marcata perché questo è un concetto che appartiene al fashion system e non alla sartoria. 

Una produzione per “uomini che hanno stoffa” dunque. Dove vengono realizzati i capi?

In Puglia dove abbiamo l’atelier e la bottega di sartoria. Non facciamo solo il su misura, ma anche capi in taglia, sempre però rigorosamente cuciti a mano. A Milano in via Monte Napoleone abbiamo invece la showroom. Siamo presenti in pochi negozi nel mondo e solo per clienti con una spiccata cultura sartoriale. 

Un uomo Sciamat deve essere accompagnato da una Lady Sciamat. A che punto è la collezione femminile?

Stiamo preparando per il 2022 una collezione donna completa di cui si occupa mia moglie Silvana. Lei sceglie i tessuti, i colori, io mi concentro sull’aspetto tecnico. Una linea focalizzata sui canoni della sartoria: il bel vestito, il tailleur doppio petto per una donna sicura di sé, che va oltre la moda del momento. Tutto cucito in sartoria. 

Pitti si o Pitti no in questo momento così particolare? 

Pitti rimane un palcoscenico unico per visibilità. Lo facciamo da 11 anni, ma abbiamo deciso di saltare questa edizione di fine giugno perché pensiamo che ci sarà poca affluenza. 

Una giacca SCIAMAT in lavorazione

The Style Lift

Back to Top