
THE FABRICS’ SOUP
RIGA DI GESSO
di Marco Poli
Archiviati i tempi dei “lupi” di Wall Street, la riga di gesso rimane un pattern soprattutto legato all’abbigliamento formale maschile, sinonimo di “aplomb” un po’ britannico e anche italiano, della migliore tradizione sartoriale. Niente a che vedere con gli abiti a tre pezzi gessati de “il padrino” o di arroganti strozzini nei film che documentano la vita di mafiosi sbarcati negli USA, o ancora di grotteschi venditori di automobili…
Oggi, riappropriarsi della riga di gesso, magari sottile quando non lievemente “colorata” su base grigia o più scura a contrasto, definisce un nuovo canone di raffinata eleganza maschile adottata anche in maniera disinvolta da giovani private banker o manager che non si sentono goffi ma, al contrario, si identificano in giovani uomini educati che danno importanza ai loro interlocutori professionali e all’ambiente in cui operano. È bello, confortante, vedere in certe situazioni giovani a loro agio anche a colazioni di lavoro, non soltanto con pantaloni chino o sportswear.
È un tessuto principalmente di lana in varie grammature a seconda della stagione, che si accompagna con camicie immacolate, anche senza cravatta o azzurre Oxford, possibilmente con button-down slacciato, a meno che non si vada in moto, in auto cabriolet (o a cavallo). La Riga di Gesso va salvata dall’estinzione, come il panda e la tigre del Bengala. Occorre avere il coraggio di riproporla in versioni anche più sofisticate e moderne e il coraggio di indossarla, sicuri di sé, a tutte le età.
Esistono in Italia, oltre al Riga di Gesso, persone con abiti mentali realistici, e decise, capaci di fare, parlando il meno possibile? Anche questa sarebbe finalmente una grande tendenza vincente della Moda Uomo: quella dell’Anno che tutti in Italia aspettano da troppi anni, non solo nella Moda.