A colloquio con il Cav.Mario Boselli

Presidente Fondazione Italia-Cina, Presidente Istituto Italo-Cinese, Presidente Onorario Camera Nazionale della Moda Italiana. Attento osservatore e conoscitore dei Mercati internazionali.

di Marco Poli

Cavaliere, dal suo osservatorio “privilegiato” ci può dare una fotografia della situazione attuale riferita al Mercato Moda e Tessile dopo questi ultimi giorni di conflitto Russia-Ucraina?

Vorrei partire dalla Fashion Week Milanese, appena conclusasi, che è stata un avvenimento importante non soltanto per la città ma per tutto il nostro Settore. Di fatto ha segnato uno spartiacque tra periodo Covid e post Covid con un grande numero di sfilate ed eventi in presenza. Tanta gente, buyers, stampa e operatori sono stati davvero felici di incontrarsi in una atmosfera di ottimismo ritrovato, necessario. A parte i Cinesi che non possono ancora esserci e i Russi che non sono arrivati per fattori contingenti, abbiamo rivisto importanti stranieri, tra i quali i Department Stores, anche Americani.

L’iniziativa di Giorgio Armani, “Re Giorgio”, di mandare onstage una sfilata senza musica è stata molto plaudita e ha sottolineato tutta la gravità del momento. Purtroppo le vicende dell’invasione dell’Ucraina da parte della Russia non hanno per niente favorito questa ripartenza. 

Per la Moda, sono due gli aspetti che vengono a determinarsi. Il primo è un aspetto specifico, una realtà misurabile per le zone interessate direttamente dal conflitto: la Russia e l’Ucraina. Il secondo aspetto invece è indiretto e più difficile da misurare. È determinato dal clima, dal “sentiment” o mood testimoniato dai media che, registrando e comunicando una forte instabilità geopolitica e dei Mercati, un andamento schizofrenico della crisi provocata dalla Russia, non favorisce, non genera il desiderio di shopping. Tutto questo nonostante la probabile e auspicata fine della pandemia.

La Via della Seta, è un ambizioso programma infrastrutturale che, attraverso sei corridoi di trasporto, via terra e via mare punta a sviluppare la connettività e la collaborazione tra la Cina e circa 70 Paesi creando uno spazio economico eurasiatico integrato dietro il quale si cela un nuovo modello di globalizzazione. Che ripercussioni può generare sulla Via della Seta l’attuale situazione Russia-Ucraina?

Di fatto la Via della Seta era nata per legare tutti questi Paesi via terra e via mare per favorire scambi di merci e prodotti e che coinvolgeva porti e linee ferroviarie ma, anche aeroporti. Un accordo firmato, sottoscritto dall’Italia nel 2019.

Già per via della situazione generata dal Covid 19 la potenzialità di questa infrastruttura era stata fortemente ridimensionata. La mancanza di container, la logistica in tilt a livello mondiale, avevano compromesso l’efficienza di un sistema che sulla carta aveva un grande futuro. L’attuale situazione determinata dal conflitto in atto ci costringerà a ripensare alle filiere, alle linee di approvvigionamento. La ricetta per il settore Tessile-Moda si riassume in una parola: DIVERSIFICARE le fonti di approvvigionamento e anche produttive. Affidarsi solo alla Cina è rischioso. Allargarsi, oltre alla Cina, al Vietnam e all’India ad esempio, potrebbe essere opportuno. La seconda considerazione è connessa alla precedente ma differente: favorire il reshoring che, per altro rivalorizzerebbe il marchio Made in Italy. Riportare “in casa” certe produzioni può essere considerato in modo massivo (tutto in Italia) o anche parziale (nel vicino Est Europa e nel Nord Africa), in Paesi meno “pericolosi “ perché meno vulnerabili, una valida e proficua strategia. L’obiettivo è produrre in Paesi dove la manodopera costi meno ma che siano affidabili anche sotto il profilo qualitativo e del rispetto delle regole.

Crede che l’Europa possa avviare un particolare e straordinario piano di ristori per l’industria manifatturiera Tessile-Abbigliamento, in virtù di questa nuova difficile situazione che aggrava un sistema già sfiancato dalla pandemia?

Purtroppo credo di no, almeno non nell’immediato, o comunque in misure difficilmente adeguate per affrontare la crisi. Ma bisogna considerare che la vera Moda in Europa è fatta da due Paesi: Italia e Francia.

Il Sud-Europa – l’Europa del “vino” secondo una certa definizione – oltre a questi due Paesi coinvolge anche l’industria manifatturiera di Portogallo, Spagna e Grecia (la Turchia è un discorso a sè poiché fa parte di quei Paesi dove è possibile avvicinare certe produzioni a prezzi contenuti). Il Nord Europa – l’Europa della “birra” sempre secondo questa semplificazione – è invece indirizzata soprattutto a importare dall’extra Comunità Europea i prodotti del tessile-abbigliamento-moda più che a produrli e non ritiene prioritario o di interesse destinare fondi straordinari in questa direzione. L’Europa economica, riguardo al settore, è divisa in due. Dal punto di vista politico invece, da questa crisi, ha ritrovato una certa unità.

 

The Style Lift

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