CNA Federmoda

Piccole Medie Imprese e Artigiani, spina dorsale del nostro sistema economico, esprimono forte preoccupazione legata agli ordini dei buyer russi che erano stati confermati in questi primi mesi dell’anno e che inevitabilmente sono da considerarsi non più attuali.

A seguire riportiamo alcune delle riflessioni che  Antonio Franceschini (in foto), Responsabile Nazionale CNA Federmoda e Responsabile Ufficio Promozione e Mercato Internazionale CNA, ha rappresentato anche al Viceministro dello Sviluppo Economico, Gilberto Pichetto Fratin che ha incontrato nei giorni scorsi con una delegazione CNA. A queste considerazioni, Antonio Franceschini ci ha fornito anche interessanti dati elaborati dal Centro Studi CNA. 

Tutti auspicavamo che con l’inizio del 2022 si potesse intravedere un orizzonte di riposizionamento sui mercati anche per il tessuto delle imprese artigiane e delle Pmi, vera spina dorsale del nostro sistema economico e in particolare del sistema moda. Purtroppo l’aggravarsi della situazione pandemica ha fatto sì che l’orizzonte temporale della ripresa per le nostre imprese si sia ulteriormente procrastinato. Su tutto questo si è inserita la guerra scatenata dalla Russia con l’invasione dell’Ucraina.

CNA esprime grande preoccupazione per il conflitto tra Russia e Ucraina. Oltre al dramma per la perdita di vite umane e ai timori per i nostri concittadini che si trovano in quelle zone, la guerra sta già provocando gravi effetti in termini economici e sociali. Artigiani e piccole imprese auspicano un rapido cessate il fuoco e il ritorno della diplomazia per trovare soluzioni che garantiscano la pace. Da settimane scontiamo l’inasprimento dei costi energetici, che risulta particolarmente pesante per l’economia italiana. Le nuove sanzioni nei confronti della Russia produrranno notevoli impatti, ben superiori al valore dell’interscambio a causa della profonda interconnessione dell’economia globale. La Russia assorbe circa l’1,5% dell’export italiano per un valore nel 2021 di 7,7 miliardi, ma rappresenta il 2,5% della moda e il 3,1% dei mobili, nonché il 2,6% della meccanica che vale il 28% delle vendite italiane in Russia.

Il nostro Paese sconta un disavanzo commerciale di oltre 6 miliardi determinato dalle importazioni di prodotti energetici che hanno superato i 13 miliardi sempre l’anno scorso. La Russia inoltre è un mercato rilevante per i flussi turistici e negli ultimi anni sono aumentati gli investimenti diretti dall’Italia e la Russia raggiungendo i 13 miliardi nel 2020, pari al 2,1% del totale degli IDE italiani nel mondo. Modesta invece la dimensione degli investimenti russi nella Penisola che sono scesi a 630 milioni. (Centro Studi CNA)

La forte preoccupazione che le imprese ci segnalano è anche legata agli ordini dei buyer russi che erano stati confermati in questi primi mesi dell’anno e che inevitabilmente sono da considerarsi non più attuali. Da metà marzo sono in programma diverse fiere per il settore che con la riapertura agli operatori russi che si era avuta nelle scorse settimane erano tanto attese dalle imprese italiane, ora con la nuova chiusura tutto torna  indietro e l’impatto sulle nostre imprese sarà estremamente rilevante. 

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