THE FABRICS’ SOUP
POSTCARDS
di Marco Poli
Cartoline da questa estate 2023:
- Uragani e grandine sul Nord Italia;
- Cicloni in città;
- Mareggiate e burrasche sull’Adriatico;
- Neve sulla Marmolada;
- 28 gradi sulla Marmolada;
- Incendi in Sicilia;
- Eruzione dell’Etna;
- Incendi in Sardegna;
- Acqua alta in agosto a Venezia;
- Stabilimenti Balneari carissimi;
Per fortuna, siamo rientrati alla nostra quotidianità, dove ci aspetta una bella settimana della Moda Donna a Milano che anestetizzerà con la bellezza delle passerelle e dei capi presentati, con gli eventi e i cocktail in programma il ricordo di un’estate schizofrenica, se non altro per le condizioni meteorologiche. Qualcosa è cambiato… da quelle estati italiane stessa spiaggia e stesso mare.
Finalmente liberati dalla fatica di un viaggio nel quale abbiamo posto le nostre migliori aspettative dopo un lungo e impegnativo anno di lavoro, viaggio che ci sembra essere durato lo spazio di un mattino, ricominceremo a parlare di sostenibilità, di cambiamento climatico, di effetto serra, di inflazione galoppante e dell’aumento dei tassi di interesse, dell’aumento delle materie prime, e di sicurezza, di immigrazione, di reddito di cittadinanza. Certamente problemi concreti che la maggior parte della popolazione e delle aziende vive sulla propria pelle, quotidianamente.
Un tempo si diceva che Il valore aggiunto prodotto da Tessile, Abbigliamento-Moda, Pelletteria, Accessori, pagava abbondantemente la spesa energetica nazionale. Un sogno praticamente: la Moda con il suo indotto che noi italiani abbiamo sempre saputo vendere bene, forti del suo valore intrinseco e oggettivo, è stato anche virtuoso e reale e utile all’economia, appunto, pur essendo un sogno.
Oggi le fonti di energia rinnovabili e alternative a quella tradizionale consentono di risparmiare e, forse, anche la Moda ne beneficia ma, i costi della Moda rimangono alti, altissimi e si avvicinano naturalmente a una classe sociale più abbiente che già non risente della situazione economica generale.
L’Italia “non è un Paese per ricchi” come il titolo di un romanzo o, piuttosto, “non è un Paese per poveri”?
Dove va la Moda capitanata dai grandi gruppi del lusso e dalla finanza che li governa? A chi si rivolge?
La Moda a Milano, come a Parigi, è piuttosto lontana da una città che deve fare i conti con mutui e vita reale. La Moda, quella bella e vera, di qualità, ormai non più democratica come il Pret-à-Porter ai suoi albori, non è più una festa per la città ma, aumenta le distanze tra chi se la potrà permettere e chi la contemplerà nelle vetrine.
Eppure, di Moda abbiamo disperatamente tutti bisogno, anche chi la snobba. Abbiamo bisogno di bellezza e di grazia che sono utili a questa nostra società come l’aria. Nelle periferie abbruttite così come nelle belle strade del centro. La Moda sobria e ben confezionata come antidoto alla sciatteria e a città sporche, che si trasformano in gabbie dove si covano rabbia e violenza.
La Moda non sarà panacea di tutti mali ma, con nostalgia, ripensiamo a un tempo dove la settimana delle Sfilate, più aperta e democratica di oggi, ci faceva bene come una vacanza e, talvolta, era anche più divertente, non soltanto per gli “addetti ai lavori”, ma per tutta la città e la sua economia, per il Paese, che beneficiavano di questa bellezza riflessa e più accessibile. Una dinamo per ricaricarci di energia e aspirare a vivere meglio. E, a settembre, le cartoline ricevute in agosto, erano già dimenticate…