THE FABRICS’ SOUP

CINEMA, MODA, MODI: OLD ECONOMY VS NEW ECONOMY 

di Marco Poli

È calato il sipario sulla Mostra Internazionale del Cinema di Venezia, uno dei tappeti rossi più celebrati al mondo, insieme con quello degli Oscar, a Los Angeles. Proprio a Hollywood, Mecca del Cinema, le proteste proclamate in luglio non accennano a fermarsi e le grandi star continuano a manifestare in prima persona, sciopero a oltranza (per ora).

Il Cinema è sempre stato veicolo non solo di intrattenimento ma, anche culturale e testimone dei tempi. Pur in continua trasformazione tecnologica e linguistica non ha mai smesso di comunicare passato e presente, visionario precursore del futuro, anche attraverso il genere Fantascienza, di narratore della forza interiore di donne e uomini che sanno e vogliono opporsi a fenomeni di ingiustizia e sopraffazione. Forse, più efficacemente della Moda. 

Proprio con la moda è sempre “andato a braccetto” unendo alla bravura degli attori, dei registi e di tutta la “macchina cinema” anche la bravura di stilisti, case di moda e la bellezza che ha sempre accompagnato attrici, attori, personaggi dello star system, ottenendo insieme una copertura mediatica planetaria. Per via dello sciopero americano, molte attese star del  grande schermo non si sono presentate al Lido di Venezia, lasciando il posto a personaggi di televisione e smartphone. La lingua di tappeto rosso è stata calcata da personaggi minori (per usare un eufemismo) che hanno dato vita più che altro a una vetrina commerciale. Le aziende, i brand, sfruttano questa preziosa e privilegiata vetrina per mettersi in mostra con i loro prodotti, appunto. Sfilano influencer, tiktoker e chi più ne ha più ne metta. Sono i “nuovi famosi”, figli del digitale e del nostro tempo. Che piaccia o no. Per sfilare, quindi, non occorre aver interpretato un film, essersi calati in un personaggio, aver duramente studiato per mesi un copione, essere stati sottoposti a fatiche fisiche; oggi basta avere un invito o anche solo comprare un pass. Perché, più persone raggiungi, più hai followers e seguito e più aumenta la possibilità di vendita per l’azienda che rappresenti. Questione di soldi. Non si tratta di essere snob o elitari o puristi cinefili ma, l’imbarazzo c’è. È molto simile al fenomeno che da molte stagioni interessa le sfilate della moda. 

Un tempo, quando ho iniziato questo lavoro e per anni, c’erano tre file per entrare alle sfilate: BUYER, STAMPA e OSPITI. Tra quest’ultimi: attori, artisti e intellettuali, scrittori, dame dell’alta società, anche il sindaco con la moglie, ho visto. Un’area riservata a loro assicurava un po’ di glamour, come è giusto che sia ma, poi i professionisti erano lì anche per lavorare, concentrati sulle collezioni che avrebbero acquistato o recensito, facendo muovere milioni di euro o di dollari che dir si voglia. I tempi sono cambiati, è vero ma, oltre alla nostalgia di quei tempi in cui la moda era di moda, c’è anche la consapevolezza della vacuità che inonda questi appuntamenti scanditi dalle agende dei manager del marketing di grandi aziende e multinazionali, dai loro interessi. La passerella, così come il red carpet di Venezia sono occasioni social che perdono di vista la ragione, l’essenza, il motivo della loro esistenza. 

Per fortuna a Venezia c’era anche Giorgio Armani, Re Giorgio, che, con la presenza sua e dei suoi abiti in una sfilata-celebrazione, ha risollevato glamour e senso della bellezza della migliore Italia. Per fortuna c’era Woody Allen, che ha dato testimonianza con il suo “nuovo” cinquantesimo film “Coup de Chance” che l’età non conta e che qualità, contenuti e reputazione hanno ancora il loro peso.

Il Leone di San Marco, tutto sommato, era in buona compagnia con “due vecchi leoni” del loro calibro. OLD ECONOMY VS NEW ECONOMY, bellezza!

The Style Lift

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