THE FABRICS’ SOUP

PENSIERI DI MODA, STRATEGIE E COME COMUNICARLI                                                                 

di Marco Poli

“Il classico contemporaneo. La creatività come evoluzione del classico. Il tempo libero come comfort sofisticato. Le avanguardie dello stile e i mutamenti del gusto. Vestire e design, stile e progettualità. Capi e performance. L’abbigliamento come funzione, la libertà di movimento e il lifestyle contemporaneo. Lo stile metropolitano, le contaminazioni tra denim e vintage.  Il potere degli accessori… Una donna sicura di sé, una donna dinamica”. 

Le definizioni, le geografie, i confini dell’abbigliamento maschile e femminile sembrano essere senza fine come infinite sono le necessità dell’industria della moda di vestire. Le necessità del marketing di allettare i consumatori, quelle del retail di abbagliarli stagionalmente.  Dunque, stile, prodotto, immagine in un mix  sempre più incalzante, spesso spiazzante.  Stilisti “medi”, industriali “medi”, direttori commerciali “medi” impazziscono: hanno appena finito di realizzare costosi reportage fotografici, studiati nei particolari per i loro cataloghi, per loro pubblicità, ed ecco che su alcune riviste di moda compaiono grandi campagne pubblicitarie  fatte di uomini e donne annoiati, stropicciati, in abiti annoiati e stropicciati. La roba addosso tanto per coprirsi, tanto più stazzonata quanto costosa. I Medi impazziscono, senza budget roboanti, senza idee originali, senza fotografi famosi che riescono a sdoganare capi stazzonati come capi desiderati. Senza concept autentici e originali, immagini accompagnate da comunicati stampa imbarazzanti per banalità e deja vu.

Che fare? Resettare tutto, rifare… e allora ecco lo stylist che stropiccia gli abiti e li fotografa su modelli annoiati in un garage, in un loft che potrebbe essere a New York o ad Abbiategrasso. In uno scantinato scrostato: cool! Bene… 

Passa intanto la stagione e, quando arriva il momento della nuova campagna, arriva la perfida sorpresa: i grandi, le griffe, non annoiano e non stropicciano più niente.  Le immagini presentano uomini impeccabili in ambienti lussuosi, ricercati. Le donne perfette nei loro outfit con tessuti di gran pregio. E la noia e lo stropicciato sui quali si sono fatte infinite e concitate riunioni stile-marketing-commerciale? Finiti, sorpassati, demodé. I medi impazziscono ancora una volta. Che fare?

Il consumatore oggi si rivela essere uomo e donna dalle infinite fisionomie, talvolta sovrapposte e dunque ancor più spiazzanti. Che fare se, oltre a immaginarlo in immagini occorre anche vestirlo in carne e ossa? E poi, perché non compra di più e ancor di più questo consumatore inafferrabile? Che fare?

Potrebbe essere: offrire senza ipocrisia saldi permanenti, orari liberi, prezzi realistici, giacche, pantaloni, abiti con bottoni ben cuciti, asole ben fatte, cerniere funzionanti. Uscire dalla moda stagionale per entrare nella moda permanente, tutto di moda sempre, tutto per tutti. Alzare l’attenzione sulla vera qualità e abbassare i costi, eliminare tanti sprechi. Ovvio? Mica tanto a guardarsi in giro, mica tanto entrando in negozio. Forse occorre pensare che il consumatore pensa. Questo è un PENSIERO  che dovrebbe dare da pensare.

The Style Lift

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